mal comune mezzo gaudio
un detto milanese che chiamava in causa Varese
Oggi la crisi è mondiale, ci possiamo consolare
perchè un tempo solo Varese era sinonimo di crisi o rovina.
Nel romanzo "Cento anni" di Giuseppe Rovani (1818-1874)
si narra l'astensione dei Milanesi nel 1754 dall'uso del tabacco,
per sei mesi, per protestare contro lo Stato Maggiore dei Fermieri
Generali che, assecondati dai governanti, angariavano i milanesi
con ogni forma di sopruso.
Scrive il Rovani:
< Fu diretto un sonetto a Sua Eccellenza il Signor Conte Don
Beltrame Cristiani, capo della Giunta governativa,
sostenitore dei fermieri, e mangiatore anch'esso alla buona tavola
comune, sebbene del resto, fosse un egregio ed abile e dotto
uomo; le quartine del qual sonetto erano le seguenti:
Il voler arricchir troppo le
Imprese
E' un vero impoverir tutti i mercanti
E' un voler che Milan fra stenti e pianti
Vada il vitto a cercar fuor del paese.
Manca il denaro e non si guarda a spese
Per arruolar battidori e fanti;
Giuro, se va così, per tutti i santi
Che Milan diverrà come Varese. >
Quest'ultimo verso ci indica che nell' Ottocento diventare come
Varese significava andare in rovina o simile.
Incuriosito dal detto ho consultato vari dizionari ed ho trovato
conferma che la succitata frase , con sfumature diverse,
é stata correttamente usata dal Rovani .
Il Cherubini, nel suo dizionario riporta:
"Varés = Varese, nome proprio di città. Andà
de Vares. Decadere in qualunque aspetto. Essere agli sgoccioli.
Cascar da pollajo.(tosc.) Ridursi al verde o alla macina.
Spiantarsi. Scarp andaa de Vares. Scarpe (o sim.) che non ne
possono più ( tosc. )."
Il Banfi registra :
"Vares = Varese, Andà de Vares, essere agli sgoccioli,
andar per le fratte - Pagn o simili de Vares, panni o simili
che non ne possono più
- Vess de Vares, non ne poter più."
Severino Pagani, in appendice alla raccolta di proverbi
milanesi, riporta i più caratteristici modi di dire
dialettali ed annota:
"Andà de Vares" = modo di dire per indicare il decadere
sotto ogni aspetto. Per quante ricerche abbia fatte non sono
riuscito
a trovare perché é tirata in campo la città
di Varese. Forse una ragione non c'è, come avviene spesso
per altri modi di dire analoghi."
Comunque un'ipotesi può essere formulata se si consulta
l'Adamollo che registra l'inizio della decadenza: <
In q. anno 1696 vi fu a Varese carestia……>;
lo stesso cronista nel 1723 dedica oltre due pagine, cosa inusuale
per lui, alla disastrosa situazione di Varese: < Con mio
grande spiacimento devo far memoria che q.to nostro Borgo
di Varese da ricco e mercantile che era, si é reso povero
e di poco traffico mentre altre volte v'erano in questo borgo le
fabbriche di veluti che gli erano di molto utile……………… Vi
erano pure in q. Borgo molte Botteghe e fondachi di buoni panni
ed altri drappi, ed ora non vi sono………li Bottegari di Varese
erano quasi tutti persone benestanti e comode che oltre al
negozio che avevano erano padroni delle Case, Botteghe che
abitavano …….al pres.te vi sono pochi bottegari che abbiano del
proprio mentre la maggior parte pagano pigione della casa
che abitano, ed il lor negozio consiste in pochissimo
capitale……. Gli affitti delle case , e botteghe qui in Varese,
da 40 anni a questa parte si sono abassati , e diminuiti a
più della metà, ….>
Questi pochi accenni mettono in evidenza la situazione
economica veramente disastrosa in cui era caduto il ricco borgo.
Auguriamoci che , stante l'attuale crisi, Varese non torni ad
essere usata come sinonimo di crisi o disagio sociale.
pubblicato su rmfonline.it il 26/10/2012